giovedì 22 novembre 2012

Vallée d'Aoste: cavalerie de Challant Vol. 2

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Il giorno dopo, la sveglia suona presto e mi precipito a fare colazione: in programma c'è un giro ad Aosta centro.
La Piazza Émile Chanoux è situata nella zona centrale della città, da questa dipartono via Jean-Baptiste de Tilliere e via Porta Prætoria: il percorso è bellissimo, l'atmosfera è da antico borgo, con vicolini stretti adiacenti, negozietti tipici e moderni.

Dopo qualche acquisto di prodotti locali, riprendo l'itinerario medioevale: visita all'ultimo castello nella cittadina di Fenis.

Diversamente dagli altri castelli costruiti per scopi bellici e di difesa, non è situato sulla sommità di un promontorio, bensì su un lieve poggio.
La sua funzione, infatti, in contrasto con l‘apparato difensivo, è stata unicamente quella di sede prestigiosa della famiglia Challant.
Il castello ha pianta pentagonale con doppia cinta muraria; gli angoli sono muniti di torrette circolari, con funzione di vedetta, infatti presentano feritoie per archi e balestre.

Curiosi i piccoli volti demoniaci scolpiti nei vari angoli dell'apparato, utili a respingere spiriti o presenze indesiderate.
Nell'atrio principale viene raffigurato San Giorgio, santo protettore degli ordini cavallereschi e quindi simbolo di potenza e giustizia, ai lati troviamo uno stanzino di guardia e uno dedicato alla riscossione tributaria dei contadini del feudo.
I piani sono tre, come a Verres, i locali molto simili, sola esclusiva è una grande cappella interna, con la Crocifissione dietro l'altare e un dipinto della Madonna di Misericordia che accoglie sotto il manto diversi membri della famiglia Challant; ai lati di questa raffigurazione sono rappresentati gli apostoli e vari santi a figura intera (tutti rigorosamente del 1400).

Finito il tour interno mi viene concesso un ultimo giro in solitudine lungo le mura esterne del castello, alla vista di merlature e merletti, non resisto e scatto qualche foto per rallegrare il mio spirito "nerd medioevale".



Il viaggio è ormai arrivato alla sua conclusione, mi avvicino alla macchina felice e pienamente soddisfatto pronto per tornare a casa, mi guardo attorno; verde, azzurro, là nel cielo, là nelle valli, nei boschi in lontananza, tale il senso della natura e del divino, ancora un'ultima ricerca di vedute che appagano e che già lasciano un senso di nostalgia di quella magnifica atmosfera della Valle d’Aosta.
Post di Davide Riva.

giovedì 8 novembre 2012

Vallée d'Aoste: cavalerie de Challant Vol.1

Le montagne variopinte di colori autunnali che scendono a picco lungo i cigli dell’autostrada, i primi forti di pietra sulle alture, l’aria che diventa più fresca e raffinata, un paesaggio dove la natura afferma ancora il suo dominio territoriale: questo è il semplice e intenso dipinto che mi introduce in Valle d’Aosta.
      La mia visita, di due giorni, ha il semplice scopo di percorrere la linea storica medioevale del paese, ma il Parco Nazionale del Gran Paradiso, il Monte Bianco, il Monte Rosa, insomma, tutta la magnificenza della catena delle Alpi Graie, appare prepotentemente davanti i miei occhi, segnalandomi un altro splendido senso di esplorazione della zona.


Appena varcati i confini regionali appare il Forte di Bard, la mia prima “epica conquista”: un suggestivo complesso fortificato sulla rocca che sovrasta la cittadina, attraversata a sua volta dall’impetuoso e freddo fiume Dora Baltea.
La Fortezza prende il nome dall'omonimo comune, i primi costruttori furono i Signori di Bard
(XI secolo, nel pieno Medioevo), eredi di una antichissima famiglia comitale della Lorena: la struttura era importante dal punto di vista strategico perchè garantiva il controllo dell'intera valle, all'epoca unica via di passaggio.
Successivamente (durante il XIII secolo), passerà in mano alla Contea di Savoia, trasformata nel XV secolo in Ducato, area presidiata dalla famiglia feudataria del Regno di Borgogna.
          Fino al XIX secolo fu in possesso della nobile dinastia e quindi protagonista di molte vicende e conflitti nelle diverse epoche, per poi essere acquisito nel 1990 dal patrimonio regionale. L'omonima casata instaurò, nell'odierno territorio, la Contea di Aosta, la quale fu controllata dai fedeli visconti Challant, costruttori dei maggiori castelli presenti nel dipartimento e protagonisti del mio itinerario.

Dopo la prima tappa, avanzo verso il castello di Verres; cinta fortificata con ponte levatoio mi accolgono all'entrata della costruzione e, varcato il portone di ingresso, ideato con chiodi resistenti ad attacchi con arieti, arrivo in un androne difeso da una caditoia installata a soffitto.
        Entro nell'atrio principale; in mezzo è posto un pozzo per raccogliere la pioggia, la pavimentazione si inclina di livello fino al centro dell'area per raccogliere tutta l'acqua all'interno della cisterna.
         Intorno alle mura appare una lunga scalinata che percorre tutta l'altezza dell'edificio, il senso di salita è di tipo orario e gli scalini di grande spessore. Secondo le parole della guida, si tatta di un ingegnoso metodo per rendere faticosa l'ascesa del nemico: il verso di percorrenza impone allo scudo (sempre impugnato con la mano sinistra) di chiudersi verso il muro, i passi molto lunghi da compiere erano difficoltosi dato il peso imposto dall'armatura.
         Il primo piano apparteneva ai cavalieri, nel secondo alloggiava Ibleto di Challant con consorte, mentre nell'ultimo i sudditi al servizio dei regnanti.
Le porte delle stanze presentano tutte uno scalino in discesa molto grande, sempre per incentivare la caduta del possibile invasore, i battenti chiodati e di grande profondità impedivano immediati abbattimenti.
        Il sistema di riscaldamento nella maggior parte dei castelli, è il medesimo: i locali dei signori presentano camini propri, mentre la cucina, costruita sempre in mezzo al pian terreno, riscalda attraverso un grande forno un vano che percorre in altezza tutto il castello, fornendo su tutti i piani una mite temperatura. Uscito da Verres, entro nella cittadina di Issogne, nonché nome del maniero della famiglia Challant.
        A differenza della visita precedente, mi trovo all'interno di una dimora signorile: le costruzioni difensive lasciano il posto ad un curato cortile con sculture e affreschi autentici del 1300, raffiguranti la vita di corte.
        Curiosi alcuni graffiti scolpiti sulle mura, dediche lasciate dagli ospiti del tempo, alcuni elogi per i padroni di casa, altre di corteggiamento verso le donne della contea (grandi marpioni). Qui l'atmosfera è più casalinga,i proprietari alloggiavano in stanze più comode e signorili, all'interno di ognuna c'é un piccolo ambiente dedicato al culto di santi.
        Importante la camera della Giustizia, dove si amministrava la vita della contea: sulle pareti sono raffigurati vari paesaggi nel mondo, animati da scene di vita contadina e cortese che evidenziano la vena cosmopolita della famiglia Challant.

La visita volge verso la conclusione e letti, cucine, affreschi di salumi e carni appese ad essiccare, mi fanno riflettere sul fatto che devo trovare un alloggio e cibarmi, il sole sta per calare.
        Percorro la strada che mi porta verso il capoluogo e il tramonto che appare lungo il tragitto è indescrivibile, non trovo le parole giuste, sono quei flash che ti rimangono nella mente, utili poi per fantasticare su come possa essere fatto il paradiso.

Trovata dimora notturna, vado alla ricerca di una pizzeria dove guardare in tv i miei cavalieri sul campo di calcio, venti minuti a piedi e nessun locale con SKY :-( , la speranza è scomparsa. Ripiego in un'osteria tipica del posto con spade, asce, scudi ed elmetti sulle pareti, rimango in tema gita e scopro di non pentirmene per nulla.
        Menù: antipasto della casa di salumi e formaggi valdostani, primo con risotto lumache e funghi, come secondo carpaccio in salsa balsamica, mezzo litro di vino (Nus rosso) e finale con frittelle di mele inzuppate al miele (energia pura!). Durante le portate scambio qualche parola con il ristoratore, parliamo di cibo, dialetti tipici (tra l'altro molto particolare, mescolato al francese) e alcool, l'ultimo tema molto allettante e pericoloso, mi vengono offerti a fine cena due bicchieri di grappa all'assenzio prodotta in casa, quindi concludo la serata allegro e vado a letto accompagnato a braccetto da Dioniso!
Post di Davide Riva.