lunedì 31 maggio 2010

Diario dal Sol Levante n°10

11 Maggio

Oggi è il primo giorno di pioggia. Le case giapponesi sono molto fredde sia per i materiali usati sia per il fatto che per casa vedo una serie di stufe (tutte spente, evidentemente loro ci sono ormai abituati). Il brutto tempo mi da modo di studiare tutta la mattina (meno male)

Per pranzo vado a Shinjuku, dove incontro Norie san e delle sue amiche, 4 signore molto simpatiche, 3 giapponesi di cui 1 parla un po' d'inglese ed una signora indonesiana che parla 15 lingue e mi da un po' di consigli su come approcciare il nihon go :D

Andiamo a mangiare in un ristorante koreano al 400° piano di un mega centro commerciale (ci mettiamo quasi un quarto d'ora per salire). Il cibo è molto buono, servito in una ciotola incandescente, di un materiale che sembra ghisa. Una nota di colore è offerta dal menù che mette in evidenza come il cibo koreano sia letalmente piccante. Infatti di fianco ad ogni cibo mettono un tot di peperoncini, più peperoncini ci sono più letale è il piatto e se non dovesse bastare, sul tavolo c'è una salsa vulcanica.

Finito di mangiare decido di fare la chiavica e di dedicarmi allo studio, visto che in questi giorni sono sempre stato in giro. Nel tardo pomeriggio gli Shimada mi comunicano che ceneranno fuori, quindi per me si prospetta la prima serata divano, ramen, birra e rutto libero del soggiorno giapponese.

A parte essermi ustionato la lingua a causa del ramen istantaneo (devo ancora affinare la tecnica, la lingua mi pulsa ancora), ho avuto modo di familiarizzare con uno strumento culturale che fino a questo momento avevo trascurato: la tv.

Mattia

Diario dal Sol Levante n°9

10 Maggio

Buona parte della mattinata è dedicata allo studio, poi mi dirigo al parco di XXX vicino alla stazione di XXX, sebbene il tempo non sia dei più belli il parco mi piace parecchio (mi è stato suggerito sia dagli Shimada che da Junko san, grazie alla quale usufruisco di uno sconto del 20%).

Giro ben bene il parco e poi mi dirigo nel quartiere di Gianza (Montenapoleone), qui ci sono un'infinità di marche prestigiose: entro solo nel grande apple store perchè per il resto sia i costi che gli articoli non mi allettano. Qui vedo anche molti stranieri presi a fare compere. Per il pasto mi sparo 2 panini dal contenuto ancora ignoto ed un tè verde niente male (88 yen!). Faccio un salto a Shinjuku e finalmente mi installo msn.

La serata si conclude con le solite scene che sfiorano il cannibalismo, poi studio e per la prima volta Bsg!

Tristemente constato che stringere legami amichevoli con qualcuno che non sia tra i nomi propri citati in precendenza è un'impresa desolantemente improbabile, sia per la mia scarsa conoscenza del giapponese, sia per il carattere un po' chiuso delle persone che incontro.

Vedremo.

Mattia

Diario dal Sol Levante n°8

9 Maggio

Riscontro che i miei ritmi circadiani sono andati a farsi fottere, infatti mi sveglio tutte le notti ad orari casuali ed ho sempre fame. La mattina inizia con una colazione abbondante e nutriente (come sempre) ed esco per le 9.30, oggi infatti incontro ancora Junko-san. Ci diamo appuntamento nel luogo dell'altra volta anche se mi perdo all'ultimo e ritardo di 10 minuti (pensavo peggio anche se in realtà mi ero illuso di riuscire a non perdermi almeno questa volta, visto che qui ci ero già stato).

Oggi è un giono speciale, perchè, oltre ad essere la festa della mamma (sia in Italia che in Giappone), oggi è anche il giorno del Kanda Matsuri, cioè la processione di un carro, apparentemente pesantissimo, che viene portato a spalla per diverse strade di Tokyo. Inoltre, quest'anno, essendo trascorsi 700 anni dalla morte di uno Shogun a caso (scusate ma ho sonno, nel caso c'è wiki) c'erano non uno ma due carri, che per la religione shintoista conterrebbero l'essenza di due diviità, tra cui quella del suddetto Shogun a caso. Portandoli per Tokyo, i devoti sperano che possa essere un anno glorioso e radioso per tutta la nazione. E' stato particolarmente bello vedere le persone visibilmente contente di prendere parte a questo rito ed ammirare in una volta sola una miriade di abiti tradizionali. Gli abitanti di ogni quartiere della città, interessato dal passaggio del carro, sfoggiavano un diverso completo con tanto di nome della casata sulla schiena...figata :)

Lasciata la cerimonia, io e Junko-san ci siamo diretti a mangiare un buon okonomiyaki. Infine siamo andati al tempio di Kanda, un luogo molto bello, vivace e colorato, da cui erano partiti ed in cui sarebbero ritornati i due carri.

Saluto quindi Junko-san e torno a casa, dove studio un pochino prima di sedermi a tavola, dove oggi è riunita la famaglia Shimada al completo, è domenica!

Durante la cena scopro che:

il fatto che il mio nome finisca in A li ha sconvolti parecchio "ma è da donna" ed il mio "ma certo, è un nome bisessuale" credo che non li abbia aiutati;

il peperoncino jappo non è piccante;

Aru-Chan mi adora (il nipotino degli Shimada che ha 2 anni);

che tutti i bambini del mondo amano fare la pappetta con il gelato.

Finita la cena chatto un po' e mi metto a resocontare...così quando torno non mi potrete cazziare.

Ah auguri a tutte le mamme, soprattutto alla Mia!

Mattia

Diario dal Sol Levante n°7

8 Maggio

Di buon mattino mi reco ad Harajiku, dove son già stato (Meji shrines vi dice nulla), alla ricerca dei famosi cosplay, ma di loro nemmeno l'ombra...scopriro' poi che forse si ritrovano la domenica e non il sabato. Vengo comunque depistato da un gruppo di giovani scolari ad Akihabara, dove questa volta con estrema calma mi aggiro per diverse stradine ed infine faccio qualche acquisto al book off, un posto dove puoi comprare un sacco di roba di seconda mano a prezzi ridicoli.
A pomeriggio inoltrato raggiungo Shinjuku, dove decido di andare al mio primo concerto metallaro in Japan. Quindi prima fermo gente a caso e mi faccio indicare dove si trova l'Antiknock, locale dove avra' luogo il concerto, ma in realta' vengo condotto fino all'ingresso del medesimo.
Accertatomi dell'esatta ubicazione del club visito prima il tempio XXXXX, che si trova proprio nel cuore di Shinjuku e poi faccio una sosta al mitico Yoshinoya, dove consumo un rapido ed economico pasto.
Si e' fatto tempo per il metallo, quindi entro nell'Antiknock, un locale piccolissimo, che per meta' e' occupato da gadget vari ed eventuali che il pubblico puo' acquistare e dove e' inoltre possibile fumare.
In totale spendo 3100 yen, una manata in faccia, visto che per il momento le mie spese giornaliere non hanno superato i 1500, comunque mi dico (non troppo convinto), che e' sabato, quindi va bene.
Tanto per capirci le note piu' interessanti della serata, oltre i gruppi che mi sono piaciuti molto, sono state:
la strategia nipponica di distribuzione dei volantini (infatti in Italia noi li posizioniamo nei punti strategici del locale quindi a caso, sperando che il consumatore si soffermi a leggerli; mentre qui, dopo che hai pagato all'ingresso, infilano il tuo free drink in mezzo a 40cm di volantini che gentilmente ti consegnano);
i 5 americani caga cazzo che ovunque vai si fanno riconoscere (americani, non italiani);
i primi 2 contatti autoctoni e spontanei che mi hanno rivolto la parola, sono due ragazze jappo (estremamente carine) che pero' si sono poi dileguate.
Vuoi per la barriera linguistica, vuoi per la mia espressione inebetita e allupata.
Afflitto da questi due contatti sfumati, ma al contempo galvanizzato torno a Chitose Karasuyama.

Mattia

Diario dal Sol Levante n°6

7 Maggio

Mi sveglio alle 8.45, decisamente più tardi del solito, convinto di andare a svaccarmi tutto il giorno in un parco dalle parti di Ginza, ma il tempo è un po' una merda ed il mio piede sinistro sta implodendo, quindi svolgo un po' di sbatta casalinghi e vengo a sapere da Norie-san che il museo Ghibli è poco distante da qui (15 minuti d'autobus) e ci vado: nulla di incredibile, ma è comunque piacevole e divertente.

Particolarmente apprezzabili sono i giochi di luce strobo, che permettono ad una serie di splendide miniature, di animarsi magicamente sotto gli occhi dello spettatore, oppure le inquietanti pile di disegni svolti da Miyazaki & Co. per dare alla luce Ponyo (sono alte tipo 2 metri).

Infine molto bello lo spettacolo con cui ho concluso la mia visita, cioe' un corto animato di circa 15 minuti, il cui titolo se non ricordo male è matane, che mostra in modo assolutamente geniale le vicessitudini di una giovane che cammina al fianco delle forze della natura (non ci avrete capito una mazza ma il corto è cosi').

Il resto del pomeriggio (e forse anche la sera) lo dedico a strippi burocratici e linguistici.

Mattia

Diario dal Sol Levante n°5

6 Maggio

Alle 10 sono sul treno per Shinjiku.
Inizialmente pensavo di andare ad Asakusa, ma ho deciso di andare prima al governative buildings per avere una visione panoramica di Tokyo e poi a Shibuya, la stazione nota per essere frequentata dalle giovani alla moda che si danno appuntamento davanti alla statua di Hachiko.
Nel quartiere del governative buildings ci sono grattacieli incredibili, che però vengono sovrastati dall'edificio in cui mi trovo ora che raggiunge i 202 metri di altezza grazie ai suoi due punti d'osservazione (sud e nord, anche se oggi quello a sud è chiuso). All'interno del punto d'osservazione a nord ci sono un paio di negozi ed un bar che diffonde musica jazz per allietare i visitatori. Io preferisco l'ipod e mi va bene...parte "Universo" di Cristina Donà che mi pare preciso preciso per una bella visione dall'alto della città :)
Ora mi trovo davanti alla statua di Hachiko, sono quindi arrivato a Shibuya!
Dopo aver fatto un servizio fotografico all'Akita-inu più famoso del mondo, telefono a Davide ed a Daisuke-san.
Daisuke lo conoscete di già, mentre Davide è uno dei due ragazzi italiani che ho incontrato all'aeroporto di Shanghai, a cui, a causa della mia babbaggine avevo dato un indirizzo e-mail sbagliato. Comunque aspetto un po' a Shibuya, avendo così modo di vedermi sfilare davanti la più varia umanità, fino a quando non ci siamo tutti ed andiamo a mangiare qualcosa di veloce, economico e sfizioso=Yoshinoya=fast food giapponese, che mi è piaciuto assai ed in cui tornerò molto volentieri anche perchè la prossima volta mi daranno in omaggio del miso ed un uovo crudo.
Segue quindi un bel giro di Shibuya che è sempre incredibilmente trafficata. Il punto forte di questo quartiere credo sia l'alta concentrazione di negozi di musica e vestiario occidentale, che chiaramente attira orde di ragazzi e ragazze jappo. In realtà siamo un gruppo un po' della minchia, nel senso che i miei due accompagnatori, uno giapponese ed uno più giapponese che italiano, si perdono quasi con la stessa facilità con cui mi perdo io. Il risultato è quindi scontato: da Shibuya ci spostiamo ad Akihabara e da qui ad Asakusa...o meglio...pensavamo di essere ad Asakusa (un quartiere fenomenale che rappresenta l'anima antica di Tokyo, con i suoi templi e la famosa porta del tuono), ma in realtà scendiamo in una stazione periferica di Asakusa e ci dirigiamo verso la fabbrica dell'Asahi, che dovrebbe rappresentare un bicchiere di birra con della schiuma dorata sopra, ma per il mondo intero è molto più simile alla nuvola speedy di Goku oppure ad uno stronzetto dorato.
Alla fine raggiungiamo la nostra meta, che è vicinissima al palazzo in cui si svolgono i tornei di Sumo, ma per arrivarci ci mettiamo tipo tre ore a piedi ed è già buio. Allora mangiamo del ramen ad Asakusa (questa volta ci siamo veramente), cazzeggiamo un po' e ci salutiamo.
Torno a casa che sono le 22 e collasso penosamente...

Mattia

Diario dal Sol Levante n°4

5 Maggio

Un caldo devastante mi sveglia alle 3 del mattino, poi ricollasso subito.
Ad ogni modo oggi fa davvero caldo. Prima tappa Kodokan: il più antico
judojo di tutto il Giappone, per vedere se riesco a farmi ammettere. Vengo rimbalzato o meglio, mi viene detto che dovrei pagare iscrizione iniziale, più un mese, più il judogi, quindi, vengo rimbalzato.
Mi dirigo un po' incristato ad Harajuku dove ci sono un sacco di persone (tanto per cambiare), ma la situazione è decisamente piacevole e gestibile. Le vie sono piene di venditori che urlando ai quattro venti quanto sia fico il loro locale o la loro mercanzia ti invitano ad acquistare o consumare. Poco lontano da questo turbinio di Gente Giovane (età dai 15 ai 25 massimo) c'è il primo complesso di templi giapponesi che ho l'onore di visitare.
In un'atmosfera assolutamente rilassata e pacifica ho infatti potuto assistere al tradizionale matrimonio jappo (non oso pensare quanto abbiano pagato gli sposini), giusto in tempo per dirigermi alla stazione di Tokyo dove ho appuntamento alle 15 con Junko-san, una signora giapponese che parla italiano e che fa la guida volontaria ai turisti italiani. Ci incontriamo senza che la mia assenza di orientamento possa ostacolarmi (strano) e mi porta subito a visitare il parco del castello imperiale che è estremamente bello, pur considerando che il castello, dell'epoca Edo, non c'è più perchè distrutto. Dunque ci facciamo un giro a Ginza, il quartiere dove Jungo-san lavora come grafic designer e che è sostanzialmente l'equivalente di Montenapoleone a Milano. C'è anche il tempo per una visita al palazzo della Sony (spettacolo la tv con tecnologia 3D) ed ad un centro commerciale molto elegante dove ci mangiamo un gelato che lei mi descrive come tradizionale, ma che appare e costa come quello del Mc Donald. Ci diamo appuntamento a domenica pomeriggio a Roppongi per visitare la Tokyo Tower e per pranzare assieme, ad ogni modo mi accompagna fino al treno che devo prendere ed aspetta che sia salito prima di tornare a casa.
Rincaso (con i soliti 10-15 minuti di ritardo causa strada sbagliata) e trovo una vagonata di tofu, sashimi, verdure, soia e wasabi ad aspettarmi...solite scene da morto di fame (anche se credo che la cosa li renda felici).

Mattia

giovedì 20 maggio 2010

Diario dal Sol Levante n°3

4 Maggio

La giornata parte con certi propositi ma termina con altri, infatti la tentazione di andare a visitare Akihabara, la terra santa degli otaku, è troppo forte.
Sapevo che avrei trovato molta, ma molta gente. Sapevo che ad Akihabara ci sono sì un'infinità di negozi anche bizzarri, ma quello che non sapevo è che sono per lo più sviluppati in altezza che in larghezza, il che significa salire e scendere per migliaia di gradini su rampe assai piccine in compagnia di metà Giappone...mmh forse ho esagerato, ma passare 7 ore in quella situazione non è stato proprio piacevole.
Infatti non ho comprato nulla.
Non volendo però liquidare il quartiere di Akihabara a causa della mia impazienza, mi sono imposto di tornarci con un indigeno che sappia districarmi in quella giungla di venditori strillanti, luci, suoni, odori (soprattutto al quinto piano di un negozio di manga ed anime dove non andava l'aria condizionata) tecnologia, fumetti e feticci sessuali che ha il nome di Akihabara.

Vanno comunque citate le vagonate di materiale pornografico più o meno esplicito, anche se sarebbe più corretto dire estremamente o meno estremamente esplicito.
Le code per acquistare cuscini con sopra le eroine di anime mai visti prima, i giganteschi negozi "sei nà SEGA" ed i locali specializzati nella vendita di abiti per cosplay, molti dei quali estremamente mao.
Comunque sebbene la maggior parte dei negozi divida la mercanzia per piani, regna un certo caos o forse sono solo io un po' spaesato.
Stremato da tanto degenero ho deciso di consumare il mio pasto sfruttando i prodotti di un supermercato ben fornito dove mi sono nutrito con 3 onigiri (molto buoni), 2 robe non ancora identificate (assai vomitevoli) ed un litro di Ashai. Il tutto è stato consumato sul marciapiede davanti al supermercato in compagnia di un ragazzo di Taiwan, in preda ad una crisi allergica mostruosa, che prima di andarsene mi ha condotto fino ad un locale dove, a suo dire, fanno un ottimo ramen (che proverò la prossima volta).
La sera a casa Shimada, raggiunta solo grazie all'aiuto di una passante, ho dato il solito abominevole spettacolo di voracità, questa volta a causa di un ottimo riso al churry e sono letteralmente entrato in letargo verso le 21.30.

Mattia

mercoledì 19 maggio 2010

Diario dal Sol Levante n°2

2 Maggio

Riposato e rigenerato esco di casa.

Ora sono nel Giadino Nazionale Shijuku Gyoen, ingresso 200 yen. E' piuttosto grande e molto affollato (vedi golden week). Ci sono diversi tipi di piante la cui natura mi è sconosciuta e comunque per me l'attrattiva principale è costituita dalle centinaia di persone che mangiano all'ombra degli alberi. Ora punto ad andare alla meji shrines e al governative building, che sono gratis e non molto distanti da qui, speriamo.


Allora, ho raggiunto il palazzo governativo ma era chiuso a causa della golden week, quindi ci tornerò dopo il 5 maggio.

Torno a Shinjuku per sfruttare la connessione internet quando mi si presenta un' arzilla signora che mi chiede di seguirla fino ad una stazione a due fermate da Shinjuku per presentarmi delle persone che professano diverse religioni, mi dico "perchè no?" e la seguo anche se cio' comporta niente Meji shrines. Mi offre il biglietto di andata e ritorno e nel giro di 15 minuti sono di fronte ad una chiesa "cristiana" piena di jappo vestiti di nero e dall'espressione euforica...da qui le cose cominciano a farsi interessanti, ma assai bizzarre...
Vengo subito presentato al Sommo maestro che parlandomi in inglese comincia a farmi degli strani discorsi e mi chiede di non essere scettico e di aprire il mio cuore a Jesus. Poi mi invita a svuotare la mia mente, ma per farlo devo ripetere per 10 minuti, come se fosse uno sciogli lingua la parola Alleluja (che lui pronuncia Arreruja).
La vezza arzilla che mi ha condotto fin qui si unisce al rito, terminato il quale mi viene fatto un discorso su come l'acqua sia necessaria per purificare lo spirito ed il corpo. Quindi vengo condotto in uno spogliatoio dove un ragazzo che parla inglese mi chiede di cambiarmi d'abito, incluse le mutande...titubo.
Pare piuttosto sorpreso, quindi chiama in suo aiuto un altro ragazzo che parla un po' d'italiano, ma anche lui non mi sa o non mi vuole esattamente spiegare il perchè di tutte queste stravaganti richieste.
Dopo poco mi viene detto esplicitamente che si tratta della mia iniziazione, un processo che mi permetterà di non bruciare tra le fiamme dell'inferno una volta che le mie spoglie mortali avranno cessato di essere.
Ora, che fare? Restare od andarsene?
Ovviamente sono restato.
Vestito di bianco e con le sembianze di un santone mi portano di fronte ad una piscina di marmo. Entro ed inizia il rito: il battesimo.
Salmodiano parole a caso, il Sommo sacerdote mi fa inginocchiare nell'acqua, assolutamente gelida, dice qualche altra formula quindi mi da un "colpetto" sulla spalla.
Immergo la testa nell'acqua per qualche secondo, attimi orribili perchè la temperatura è proibitiva, quando riemergo sono tutti entusiasti...ma non è finita.
Mentre un tipo a caso mi fa un massaggio, che credo avesse solo l'intento di non farmi morire assiderato, il Sommo mi lava i piedi (sempre salmodiando) e quindi mi chiede se qualche mio parente è
passed away.
Ho la malsana idea di dirgli di sì.
Così, dopo aver assaporato per qualche breve istante il tepore del massaggio "riscaldatore" devo rifare il rituale (se gli avessi detto che nessuno dei miei anteneti si era sottoposto al rito non oso immaginare quante volte lo avrei dovuto ripetere).
Vengo ricondotto nello spogliatoio, dove mi fanno trovare tutto il necessario per asciugarmi e pettinarmi ben bene.
Una volta rivestito mi viene spiegato il perchè di tutto questo: il Sommo avendo letto la Bibbia si è preso bene ed ha voluto applicare la procedura del battesimo alla lettera. Dopo avermi fatto leggere dei passi del Sacro Libro, rigorosamente in italiano, cosa che li ha resi visibilmente più euforici, abbiamo cantato insieme una canzoncina, questa volta in giapponese.
Augurandomi ogni bene mi ha dato il biglietto da visita della chiesa, invitandomi a tornare il giorno successivo poichè si sarebbe tenuto un raduno speciale con più di 1000 partecipanti.
No grazie.
Me ne torno dunque alla stazione, non prima di aver fatto e ricevuto tipo centocinquantamila inchini.
Ah, la vezza arzilla mi accompagna fino alla stazione, in quanto teme che possa perdere la strada, ma ne approfitta pure per fermare tutti i passanti sottolineando come ora ci sia anche un adepto italiano nel gregge dei cristiani nipponici...era così felice.
Comunque, pulito, pettinato e purificato torno dagli Shimada, la mia family giapponese, non prima però di essermi perso ed aver dunque chiesto le indicazioni ad un ragazzo, Kenta-san, che mi accompagna fin dentro casa e credo che mi abbia anche bonariamente deriso di fronte a Norie-san (la signora Shimada).
Sebbene sia tornato a casa con un ritardo mostruoso gli Shimada sembrano felici, tanto che usciamo a mangiare in un sushibar. Abbuffata imbarazzante.
Qui incontro anche Daisuke-san, figlio degli Shimada, un ragazzo appassionato di cucina, che parla molto bene l'italiano ed ha una risata contagiosa.

Finisco la serata costatando che il sakè picchia non poco e mi sciolgo nel letto.

Mattia

Diario dal Sol Levante n°1

1 Maggio

Dopo un viaggio di 12 ore, che in fondo non mi è poi dispiaciuto, mi trovo disfatto ma soddisfatto all'aereoporto di Shanghai.
Purtroppo Fede aveva ragione: OPEN BAR intorno all'ottava ora di volo. Le hostess mi portavano direttamente 2 bicchieri, uno di vino bianco e uno di vino rosso. Quando ho scoperto che avevano anche la birra la situazione è degenerata.
Ho quindi socializzato con il mio vicino (anche se l'aereo era mezzo vuoto ho avuto lo stesso un vicino) un "ragazzo"di 34 anni, cinese, gentilissimo, che appena atterrati mi ha accompagnato alla zona check in.
Ora aspetto di imbarcarmi e constato il fatto che scrivere tutto quello che vorrei è impossibile: l'aereoporto di Shanghai, che è fighissimo ed immenso (c'è la moquette!!!), i bambini cinesi, che sono mille mila e hanno tutti il moccio al naso, i cuochi di un fast food dotati di mascherina e le hostess del mio volo Milano-Shanghai alle quali assegno un 10 e mao. Senza voto resta invece la censura del web.

Il viaggio per Narita è stato rapido ed indolore. L'aeroporto nipponico ha subito offerto motivi di sollazzo personale, quali le famose ed idolatrate toilette jappo e i giardini di canne di bambù.



Abbastanza spiazzante è stato invece raggiungere Chitose Karaseyama, sia per i tre cambi di treno, che mi avrebbero gettato nel panico anche in Italia, sia per l'incredibile quantità di persone che si muovono nelle stazioni.

Arrivare in un giorno di festa nazionale di certo non mi ha aiutato (da ieri è infatti iniziata la golden week, che durerà fino al 5 maggio).
I treni sono colorati, pieni di pubblicità e silenziosi (c'è l'obbligo di spegnere il cellulare o almeno di metterlo in modalità silenziosa, quindi non si parla al telefono, ma si messaggia di brutto).
Nessuno fuma o meglio, non vedrete nessuno fumare se non nelle zone per fumatori.


Ebbene sì, si fuma nei locali o almeno in alcuni, ma non si fuma camminando per strada o mentre si aspetta il treno in stazione (con questo mi rassegno all'idea che papà Vittorio possa mai decidere un giorno di visitare il Giappone).
Arrivato a destinazione sono accolto alla stazione dalla signora Shimada, che mi è venuta a prendere in macchina. La guida a destra mi ha sorpreso (me ne ero dimenticato) e inoltre guidano non piano, di più.
La casa dista 15 minuti a piedi dalla stazione e comunque c'è un autobus, ma camminando si apprezza molto di più la flora e la fauna del quartiere che personalmente trovo spettacolare.
I signori Shimada sono persone gentilissime, mi hanno dato la stanza un tempo occupata dal figlio, che ora vive di fronte a loro con una bellissima moglie e due splendidi pargoli.
La casa in cui vivo è vecchio stile, solo che chi è alto rischia testate continue, esattamente come nei treni.

Collassato alle 21.30, dopo una cena a base di tempura.

Mattia