mercoledì 19 maggio 2010

Diario dal Sol Levante n°1

1 Maggio

Dopo un viaggio di 12 ore, che in fondo non mi è poi dispiaciuto, mi trovo disfatto ma soddisfatto all'aereoporto di Shanghai.
Purtroppo Fede aveva ragione: OPEN BAR intorno all'ottava ora di volo. Le hostess mi portavano direttamente 2 bicchieri, uno di vino bianco e uno di vino rosso. Quando ho scoperto che avevano anche la birra la situazione è degenerata.
Ho quindi socializzato con il mio vicino (anche se l'aereo era mezzo vuoto ho avuto lo stesso un vicino) un "ragazzo"di 34 anni, cinese, gentilissimo, che appena atterrati mi ha accompagnato alla zona check in.
Ora aspetto di imbarcarmi e constato il fatto che scrivere tutto quello che vorrei è impossibile: l'aereoporto di Shanghai, che è fighissimo ed immenso (c'è la moquette!!!), i bambini cinesi, che sono mille mila e hanno tutti il moccio al naso, i cuochi di un fast food dotati di mascherina e le hostess del mio volo Milano-Shanghai alle quali assegno un 10 e mao. Senza voto resta invece la censura del web.

Il viaggio per Narita è stato rapido ed indolore. L'aeroporto nipponico ha subito offerto motivi di sollazzo personale, quali le famose ed idolatrate toilette jappo e i giardini di canne di bambù.



Abbastanza spiazzante è stato invece raggiungere Chitose Karaseyama, sia per i tre cambi di treno, che mi avrebbero gettato nel panico anche in Italia, sia per l'incredibile quantità di persone che si muovono nelle stazioni.

Arrivare in un giorno di festa nazionale di certo non mi ha aiutato (da ieri è infatti iniziata la golden week, che durerà fino al 5 maggio).
I treni sono colorati, pieni di pubblicità e silenziosi (c'è l'obbligo di spegnere il cellulare o almeno di metterlo in modalità silenziosa, quindi non si parla al telefono, ma si messaggia di brutto).
Nessuno fuma o meglio, non vedrete nessuno fumare se non nelle zone per fumatori.


Ebbene sì, si fuma nei locali o almeno in alcuni, ma non si fuma camminando per strada o mentre si aspetta il treno in stazione (con questo mi rassegno all'idea che papà Vittorio possa mai decidere un giorno di visitare il Giappone).
Arrivato a destinazione sono accolto alla stazione dalla signora Shimada, che mi è venuta a prendere in macchina. La guida a destra mi ha sorpreso (me ne ero dimenticato) e inoltre guidano non piano, di più.
La casa dista 15 minuti a piedi dalla stazione e comunque c'è un autobus, ma camminando si apprezza molto di più la flora e la fauna del quartiere che personalmente trovo spettacolare.
I signori Shimada sono persone gentilissime, mi hanno dato la stanza un tempo occupata dal figlio, che ora vive di fronte a loro con una bellissima moglie e due splendidi pargoli.
La casa in cui vivo è vecchio stile, solo che chi è alto rischia testate continue, esattamente come nei treni.

Collassato alle 21.30, dopo una cena a base di tempura.

Mattia

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