lunedì 15 marzo 2010

Elogio della pigrizia

[...] -->In un mondo in cui nessuno sia costretto a lavorare più di quattro ore al giorno, ogni persona che avesse curiosità per le scienze potrebbe soddisfarla, e ogni pittore potrebbe dipingere senza morire di fame per quanto eccellente la sua pittura possa essere. I giovani scrittori non sarebbero obbligati ad attirare su di loro l'attenzione con opere sensazionali scritte solo per far denaro, con la prospettiva di acquisire l'indipendenza economica necessaria per scrivere opere imponenti, di cui, quando giunge infine il momento, essi avranno perso il gusto e la capacità. Gli uomini che, nel loro lavoro professionale, si sono interessati ad alcune fasi dell'economia e del governo, potrebbero sviluppare le loro idee senza il distacco accademico che fa spesso si che le opere degli economisti universitari sembrino mancare di concretezza. I medici avranno tempo di studiare i progressi della medicina, gli insegnanti non si sforzeranno esasperatamente di insegnare con metodi tradizionali cose imparate in gioventù, che potrebbero, nel frattempo, essersi dimostrate non vere.
Soprattutto, ci sarà felicità e gioia di vivere invece di nervi consumati, stanchezza e dispepsia: Il lavoro richiesto sarà sufficiente per rendere dilettevole il tempo libero, ma non abbastanza per provocare esaurimento, e poiché gli uomini non saranno stanchi durante il loro tempo libero, essi non richiederanno soltanto quei divertimenti passivi e insulsi. Almeno l'1% probabilmente dedicherà il tempo non trascorso in un lavoro professionale a svolgere qualche ricerca di pubblica importanza, e, poiché essi non dipenderanno da queste ricerche per il loro sostentamento, la loro originalità potrà esprimersi liberamente, e non ci sarà bisogno di conformarsi ai modelli imposti da antiquati sapientoni. Ma non è solo in questi casi eccezionali che si faranno sentire i vantaggi del tempo libero. Gli uomini e le donne comuni, avendo la possibilità di una vita felice, diventeranno più gentili, meno importuni e meno portati a considerare gli altri con sospetto. Il gusto per la guerra scomparirà, in parte per questa ragione ed in parte perché implicherebbe un lungo e severo lavoro per tutti. Una natura buona è, di tutte le qualità morali, l’unica di cui il mondo ha più bisogno, ed essa è il risultato della tranquillità e della sicurezza, non di una vita di ardua lotta. I moderni metodi di produzione ci hanno dato la possibilità di ottenere tranquillità e sicurezza per tutti; noi invece abbiamo scelto di avere superlavoro per alcuni ed inazione per altri. Fino ad ora abbiamo continuato ad essere industriosi quanto lo eravamo prima di avere le macchine; in questo siamo stati folli ma non c'è ragione di continuare ad essere folli per sempre.
Bertrand Russel (1932)





Matisse, Le bonheur de vivre, 1905-1906 Barnes Foundation, Merion, PA

lunedì 8 marzo 2010

Kitsch

Nel regno del kitsch impera la dittatura del cuore.
I sentimenti suscitati dal kitsch devono essere, ovviamente, tali da poter essere condivisi da una grande quantità di persone.
Per questo il kitsch non può dipendere da una situazione insolita, ma è collegato alle immagini fondamentali che le persone hanno inculcate nelle memoria:
la figlia ingrata, il padre abbandonato, i bambini che corrono sul prato, la patria tradita, il ricordo del primo amore.
Il kitsch fa spuntare, una dietro l'altra, due lacrime di commozione.
La prima lacrima dice:
come sono belli i bambini che corrono sul prato!
La seconda lacrima dice:
com'è bello essere commossi insieme a tutta l'umanità alla vista dei bambini che corrono sul prato.

[...] Il vero antagonista del kitsch totalitario è l'uomo che pone delle domande. Una domanda è come un coltello che squarcia la tela di un fondale dipinto per permetterci di dare un'occhiata a ciò che si nasconde dietro.

(Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere, 1984)

lunedì 1 marzo 2010

Parole e Fauni

"Lord Henry continuò a giocare con quell'idea, ostinatamente: la scagliò in aria, la trasfigurò, la lasciò fuggire per poi riprenderla; usò la fantasia per darle colore, il paradosso per farla librare in alto. Man mano che parlava l'elogio della dissennatezza divenne pensiero. La filosofia stessa si fece giovane: parve quasi di vederla, con le vesti macchiate di vino e la corona di edera, seguire la musica sfrenata del Piacere e danzare come una Baccante sulle colline della vita, prendendosi gioco della lentezza di un sobrio Sileno."

Estratto da Il ritratto di Dorian Gray di Oscar Wilde, rappresenta per me uno di quei 'momenti' in cui le parole si fanno pittura, concetto che prendo in prestito dal motto oraziano Ut pictura poesis...citazione poco originale se fatta da una storica dell'arte, ma sempre efficace!


E, a proposito di sileni, vi mostro il mio preferito:







Conosciuto con il nome di Fauno Barberini, questo satiro ebbro e dormiente è stato proprietà del cardinale Francesco Barberini, come risulta dal registro dei suoi possedimenti.
Secondo alcuni studiosi si tratta di un marmo ellenistico, secondo altri di una copia. Si possono riconoscere gli attributi tipici del satiro: orecchie appuntite, pelle di pantera, coda, corona d'edera...e, vista la seduta, non è necessario l'alcool test per capire che è ubriaco!
Oggi si trova alla Glyptothek di Monaco... questo è uno dei tanti motivi per cui voglio andare in terra bavarese!!

Si accettano adesioni e programmi per la prossima gita fuori porta!